Un Centro da ricomporre

Ci voleva la rapidità e l’ormai nota velocità di Matteo Renzi per dare consistenza e veste organizzativa al nuovo progetto politico di Centro. E il decollo di questa intuizione è destinato, come è persin ovvio sottolineare, a modificare in profondità gli stessi equilibri politici del nostro Paese. E questo non perché si tratta di un ennesimo progetto politico, ma per la semplice ragione che nel nostro Paese, storicamente, si è sempre governato “dal centro” e “al centro”. E il Centro, seppur dinamico, riformista, plurale e di governo, è stata la categoria politica che ha caratterizzato e accompagnato l’intero cammino della democrazia italiana. E il Centro, ancora, è stato interpretato e gestito dalle migliori culture politiche riformiste.

Ora, sono sufficienti questi pochi elementi per arrivare alla persin banale conclusione che un progetto di Centro – nel caso specifico quello lanciato da Matteo Renzi e che ha già trovato l’adesione di alcune storiche culture politiche e i relativi movimenti, tra cui l’area popolare e cattolico sociale e democratica – non si ferma ai promotori ma si allargherà ad altri soggetti, ad altri partiti e ad altre culture. Cioè a tutti coloro che respingono al mittente, o che non condividono del tutto, le due principali derive della politica contemporanea. Ovvero, la radicalizzazione della lotta politica da un lato e la polarizzazione ideologica dall’altro. Due derive che hanno avuto una forte impennata in questi ultimi tempi, con l’avvento alla segreteria del Pd di Elly Schlein e la persistenza, in alcuni settori della destra, dell’approccio sovranista.

Ecco perché, a partire già dalla prossima consultazione per il rinnovo del Parlamento europeo, è necessario se non addirittura indispensabile favorire una vera e propria “ricomposizione” dell’area centrista e democratica nel nostro paese. Attorno ad un leader, Matteo Renzi e, soprattutto, con l’apporto decisivo di tutti coloro che partecipano, da protagonisti, alla costruzione del nuovo campo politico. Ed è di tutta evidenza che il perimetro politico di questo nuovo campo è destinato ad allargarsi anche a forze e a movimenti che sino ad oggi erano stancamente collocati nei due schieramenti maggioritari e alternativi. Schieramenti retti e gestiti all’insegna della delegittimazione morale e politica reciproca dove l’unico elemento che conta è la demonizzazione dell’avversario/nemico. È persin ovvio ricordare che una imposizione del genere non ha nulla a che vedere con la stessa democrazia dell’alternanza che non è fatta di continue e permanenti scomuniche ma, al contrario, di una sana dialettica e anche, e soprattutto, di una opportuna e necessaria convergenza quando le circostanze lo richiedono.

Per questi semplici motivi il campo del nuovo, e futuro, Centro non potrà che allargarsi. A partire dalle ormai prossime settimane. Prima nella società e poi negli stessi partiti e schieramenti. Perché l’alternativa, come ovvio e scontato, non è nient’altro che la continuazione di un “bipolarismo selvaggio” sempre meno utile e necessario per la salute della nostra democrazia e per la stessa efficacia dell’azione di governo.

print_icon