INTERVISTA

Pd,"la priorità non è il congresso". Conticelli raffredda i bollenti spiriti

La presidente del partito, appena rieletta a Palazzo Lascaris: "Le urne sono state chiare, serve un cambio di rotta ma non dobbiamo distruggere il partito". E su Lo Russo: "Torino ha tenuto ma non è solo merito suo. Ci sono criticità che vanno affrontate"

“La nostra priorità non è il congresso e non mi risulta che lo chiederemo nella segreteria regionale di martedì. Di certo però, serve un cambio di rotta”. Nella polveriera che è il Pd del Piemonte dopo la scoppola rimediata alle regionali, Nadia Conticelli è tra coloro che s’iscrivono nella schiera dei pompieri. Presidente del partito, di ritorno a Palazzo Lascaris sull’onda delle 6.480 preferenze raccolte, Conticelli invoca per tutti un’assunzione di responsabilità perché “questo partito va riformato, ma non lo dobbiamo struggere”.

Eppure da più fronti s’invocano rese dei conti. Tradotto, l’area che ha sostenuto Elly Schlein vuole il congresso…
“La nostra posizione è ridefinire gli equilibri sulla base del congresso nazionale e dell'esito delle urne”.

La vicepresidente del Senato Anna Rossomando, che fa parte della corrente del ministro Orlando come lei, in un’intervista lo chiede…
“Non mi pare che abbia detto questo. Ha parlato di equilibri politici interni che devono rispecchiare il voto degli elettori. Voto che ha confermato l’esito del congresso nazionale”.

Lei ritiene che il segretario Mimmo Rossi, sostenitore di Bonaccini, abbia lavorato bene?
“Io penso che il congresso l’abbiano fatto le urne e che gli elettori hanno premiato i candidati più a sinistra. Anche nella coalizione il centro è stato molto ridimensionato mentre Avs è cresciuta”.

Serve un riequilibrio delle forze negli organismi del partito regionale?
“Più che nel partito regionale, penso alla Federazione provinciale di Torino, dove la segreteria non è realmente unitaria. In generale, al di là degli assetti, dobbiamo cambiare rotta. E questo può avvenire con Rossi o senza”.

A livello territoriale, invece, Torino guidata dal bonacciniano Lo Russo ha tenuto mentre a Cuneo, guidata dalla schleiniana Patrizia Manassero, ha vinto Cirio.
“Su queste due città pesano ragioni storiche oltre che politiche”.

Cosa intende?
“Voglio dire che Torino, tolta la parentesi Appendino, ha sempre votato dalla stessa parte. Per quanto riguarda Cuneo, che è una città bianca più che rossa, è pure il capoluogo della provincia-feudo di Cirio.

Lei è capogruppo Consiglio comunale, carica che lascerà per trasferirsi in Regione. Cosa pensa di questi due anni e mezzo di Lo Russo?
“L'amministrazione ha lavorato bene sul Pnrr, che ha ridato speranza alle periferie, ma restano molte criticità a partire dalle manutenzioni”.

Come dovrà essere gestita la partita delle nuove cariche in Consiglio regionale?
“In modo collegiale. Allo stesso modo spero che si faccia anche in Comune dove il posto da capogruppo che lascerò a breve dovrebbe rimanere alla nostra area”.

Si fa il nome di Pierino Crema, cuperliano.
“Ha dato una grande mano in questi anni. Al di là delle appartenenze può essere la persona giusta”.