SCENTRATI

Costa lascia il vertice di Azione

Il parlamentare piemontese ha rassegnato le dimissioni "irrevocabili" dopo essere finito sotto attacco per l'iniziativa intrapresa col renziano "eretico" Marattin. Calenda ha tentato, con poca convinzione, di trattenerlo. E rilancia l'appello per un nuovo partito lib-dem

La notizia era nell’aria, ora è ufficiale. Enrico Costa rinuncia ai galloni di vicesegretario di Azione e prosegue il suo tour con il renziano "eretico" Luigi Marattin. Obiettivo: porre le basi di un nuovo partito lib-dem, che sappia andare oltre le divisioni di questi anni. Iniziativa temeraria, forse addirittura velleitaria ma sulla quale ha deciso di puntare senza riserve. Carlo Calenda vede in Azione il partito da cui ripartire per unire l’area liberaldemocratica e centrista, per Costa invece è necessaria l’unione con Italia Viva di Matteo Renzi per allargare la base. I due non hanno rotto, ma la linea in questo momento diverge. Di qui le dimissioni dopo che Costa aveva già anticipato la sua determinazione nella direzione nazionale di sabato. 

“Mi hanno fatto notare come l’appello che ho lanciato insieme a Marattin per un partito liberal democratico unitario fosse in contrasto con la carica di vicesegretario di Azione. Siccome tengo molto a difendere le idee contenute nell’appello, ho rinunciato serenamente alla carica” conferma Costa, interpellato dallo Spiffero. Non è la prima volta, del resto, che il politico piemontese antepone la coerenzaai propri convincimenti alle poltrone: era già successo durante il governo Gentiloni quando lasciò la carica di ministro perché in contrasto con le decisioni della maggioranza. Da ieri il suo nome non è più tra le alte cariche sul sito internet di Azione, depennato da Carlo Calenda che pure gli aveva detto in direzione di non aver accettato le sue dimissioni. “Irrevocabili” gli avrebbe risposto il parlamentare di Mondovì. E così sia. Costa non ha mai nascosto la sua delusione per il naufragio del Terzo polo, così come l’attrazione esercitata dal Pd su Calenda. Equidistante dai due poli, sì, ma sempre con un occhio d’indulgenza verso i vecchi compagni d’arme. Atteggiamento che sta creando più di un malumore in tutta la falange arrivata da Forza Italia, a partire da Mariastella Gelmini e Mara Carfagna.

La petizione di Costa e Marattin per un nuovo partito lib-dem ha quasi 7mila sottoscrizioni su change.org e i due proseguono con il loro tour in lungo e in largo per la Penisola, promuovendo un soggetto unitario che giocoforza è malvisto dai rispettivi leader, Calenda e Matteo Renzi. Questo, a oggi, l’unico obiettivo dell’ex ministro degli Affari regionali, nonostante il corteggiamento che arriva da Forza Italia dove, non va dimenticato, l’attuale segretario Antonio Tajani fu assistente parlamentare del papà Raffaele Costa e non ha mai nascosto la stima verso il figlio Enrico. Una cosa è certa: rispetto a tanti politici senza voti, lui una dote elettorale ce l’ha: per informazioni basti guardare i risultati della lista Cirio nella provincia di Cuneo alle ultime regionali in Piemonte.