TRAVAGLIO DEMOCRATICO

Pd, caccia al cattolico dissidente

Attorno a Cuperlo si sta costruendo l'asse anti-renziano, composto in gran parte da ex Pci ed ex Ds. Ma nessuno vuole riprodurre vecchi schemi e si cerca di "ibridare" la candidatura con qualche popolare. Morgando "spompo", spunta Saitta

L’ascesa di Matteo Renzi segna la conquista dell’egemonia degli ex Dc sulla linea politica del Pd e la sconfitta, anzitutto in termini culturali, della componente proveniente dalla tradizione socialcomunista della sinistra italiana? Per quanto falsa e fuorviante possa essere la lettura – schema che, peraltro, entrambi i sottoscrittori del patto fondativo respingono - il valzer dei posizionamenti e riposizionamenti, sebbene appena iniziato, rischia di scavare un solco tra le due grandi famiglie democratiche. È vero che tra i “convertiti” al verbo del Rottamatore ci sono pezzi da novanta ex diessini (e persino ex Pci), primo tra tutti il sindaco di Torino Piero Fassino, e che nessuno pensa a riprodurre divisioni del passato, eppure è innegabile la difficoltà, per come si stanno predisponendo truppe e salmerie in vista del congresso, dell’area postcomunista a evitare la tentazione di rinchiudersi in una ridotta identitaria. Da qui la necessità per quanti stanno lavorando attorno alla candidatura di Gianni Cuperlo – una fetta consistente di (ex) bersaniani guidati da Aldo Corgiat, i Giovani Turchi di Stefano Esposito e Anna Rossomando, a cui presto si aggiungeranno i new labour di Cesare Damiano – di presentarsi dotati di una rappresentanza cattolica.

 

Il rischio, evidente, è la riproposizione, usurata dagli anni, della stagione dei cattolici del dissenso, che da Rodano in poi, assunsero la connotazione di “cattocomunisti”, per quanto l’etichetta ingenerosa abbia fatto velo a un’esperienza assai più complessa e contraddittoria. Ma non basta. Perché se gli ultimi epigoni di quella realtà sono già stati da tempo imbarcati in maniera organica – uno per tutti, l’ex presidente delle Acli Mimmo Lucà – nella strategia di “allargamento” al centro della candidatura di Cuperlo, ormai l’unico vero sfidante di Renzi, occorre puntare a qualche popolare erede della tradizione della sinistra sociale. E qui vengono le note dolenti, giacché il più alto rappresentante in carica di quest’area, Gianfranco Morgando, appare, per dirla in termini renziani, un tantino “spompo”. Poco spendibile, perché non troppo “popolare” nel partito, anche la figura di Giorgio Merlo che dopo essere stato colto in contropiede dall’endorsement di Franceschini e dalle dichiarazioni improntate alla realpolitik di Fioroni, arrivando a giudicare con favore la leadership di Renzi, si è prontamente ri-allineato al suo vecchio mentore, l’ex segretario cislino Franco Marini.E oggi l’ex parlamentare pinerolese illustra la sua posizione nell’intervento pubblicato dallo Spiffero.

 

Resta Stefano Lo Russo, eterno attendente di Morgando, la cui fedeltà alla causa è stata recentemente premiata con la promozione a assessore della giunta Fassino, dato però in avvicinamento, con il collega Claudio Lubatti, all'area lettiana. I rumors delle ultime ore riferiscono di assidui contatti tra lo stato maggiore ex diessino (di diversi riti) e Antonio Saitta. Costretto dai non eccelsi rapporti con gli “amici” Stefano Lepri e Davide Gariglio, oggi maggiorenti renziani, a restare saldamente alleato agli ex Ds, e frustrato per non essere riuscito a realizzare il sogno della candidatura alla guida della Regione, l’attuale presidente della Provincia starebbe pensando di mettersi a capo della componente popolare ostile al sindaco di Firenze. Un lavoro che potrebbe trovare come compenso la designazione alla segreteria regionale del partito, in contrapposizione a quella renziana, cosa che circoscriverebbe la competizione piemontese in una gara tra cattolici. Insomma, nel Pd tutto è nelle mani di Dio.