VERSO IL CONGRESSO

Pd sull’asse Torino-Viareggio-Roma

Mentre nella Capitale si consuma stancamente una burocratica assemblea nazionale, nella cittadina toscana inizia la due giorni di incontri e workshop delle associazioni renziane. Congressi locali subito, Morgando potrà stare tranquillo ancora un po'

La sensazione è che mentre a Roma si consuma stancamente il vecchio rito di un partito avvitato su se stesso, a Viareggio si possa già avere un assaggio del Pd che sarà, qualora Matteo Renzi prevalesse nelle primarie (a proposito saranno l’8 dicembre, Epifani dixit). I piemontesi si dividono tra Lazio e Toscana, tra l’assemblea nazionale e il secondo atto di #OpenPd, workshop organizzato da associazioni che fanno riferimento al sindaco fiorentino tra cui Ateniesi.it di Davide Ricca. Tra i protagonisti anche il patron di Eataly Oscar Farinetti, il consgliere regionale Davide Gariglio e il sindaco di Novara Andrea Ballarè, in procinto di essere designato al vertice dell'Anci piemontese. Il palazzo romano in cui si è riunito il parlamentino dem è a pochi passi dal Cupolone, all'auditorium della Conciliazione. Fuori e dentro  si fuma nervosamente e fervono capannelli e conciliaboli tra dirigenti e amministratori locali. Abbastanza nutrita la compagine piemontese: non sfugge il lungo colloquio tra il vice presidente di Palazzo Lascaris Roberto Placido (in procinto di aderire alla mozione Cuperlo) e il luogotenente subalpino di Pippo Civati, Paolo Cosseddu.

 

Piero Fassino è seduto in prima fila (sulla sedia, questa volta), al suo fianco Enzo Bianco, primo cittadino di Catania, anche lui ormai convertito al verbo renziano. E quando Epifani sottolinea le capacità dei tanti amministratori democratici e cita il nuovo presidente dell’Anci, per la prima volta i decibel di un battimani fino a quel momento dimesso si alzano significativamente. E poco importa se anche il più fedele amico di Fassino, l’ex ministro Cesare Damiano, abbia deciso di rompere il sodalizio politico, sostenendo Cuperlo. Una scelta testimoniata anche dai fitti conciliaboli catturati dagli occhi di qualche indiscreto tra lui e il deputato Andrea Giorgis, un altro ex Ds di AreaDem deciso a scommettere sul candidato triestino. Intanto le falange renziane continuano a ingrossarsi e così i sostenitori della prima e seconda ora provano a organizzarsi per evitare di essere buttati giù dal carro (del vincitore annunciato): tra questi anche il giovane consigliere della I Circoscrizione di Torino Alberto Saluzzo, fondatore di un comitato Torino under 30 per Renzi. E proprio la compagnia della rottamazione è apparsa tra le più numerose e compatte – almeno quella proveniente dal Piemonte -: presenti il vice capogruppo Pd al Senato Stefano Lepri, la deputata Silvia Fregolent, il sindaco di Nichelino Pino Catizone, la collega di Piossasco Roberta Avola Faraci, gli ex primi cittadini di Moncalieri e Grugliasco, Angelo Ferrero e Marcello Mazzù, lo stesso Saluzzo. Alle cene, tra un bicchiere di vino e l’altro, si iniziano ad affrontare anche i temi dei segretari provinciali e regionale, gli uni eletti prima delle primarie dell’8 dicembre e votati solo dagli iscritti, gli altri dopo l’Immacolata con primarie aperte, secondo un compromesso bizantino che fa infuriare Renzi.