Pd, il “caso” Cuneo sul tavolo di Gariglio
08:00 Lunedì 28 Settembre 2015 0Dopo l'ennesimo ribaltone, il quinto in tre anni, alla guida del partito locale, appello al segretario regionale affinché prenda di petto la situazione e metta fine alla guerra per bande. Tre il numero "tragico", come i capataz che fomentano la rissa
Tre è il numero tragico del Pd cuneese. Sono tre i record negativi. Primo: hanno sostituito cinque segretari in tre anni ed anche il sesto c’è da scommetterci durerà poco. Secondo: da tre anni sono all’opposizione di una giunta comunale di centrosinistra dipinta sul modello renziano e tentano di opporsi con scarsi risultati ad un sindaco che ha avuto in tasca la tessera del Pd e non nasconde la voglia del rientro. Terzo: sono talmente poco considerati dai vertici piemontesi del partito che nessuno ha osato proferire una sola parola quando Sergio Chiamparino ha nominato assessore Alberto Valmaggia, il principale nemico del Pd cuneese verso il quale nutre una disistima ben descritta dal titolo di una sua recente intervista: “A Cuneo mai col Pd”.
E tre sono anche i dirigenti democratici locali che hanno realizzato questo disastro e che in un partito normale sarebbero stati gentilmente ma con fermezza accompagnati alla porta. Invece Chiara Gribaudo, Patrizia Manassero ed Elio Rostagno non solo non si sentono in colpa di aver ridotto il partito di Renzi in condizioni che più disastrate proprio non si può, neanche con sforzi sovrumani, ma al termine della riunione che si è conclusa con le dimissioni del segretario Gerardo Pintus hanno vergato un comunicato che sembra uscito dagli archivi del Comitato centrale dei comunisti bulgari in cui si parla di discussione pacata, di rilancio del partito verso non si capisce quale obiettivo e si rifugge come il diavolo dall’acqua santa anche da un microscopico cenno alla politica. D’altronde il trio tragico del Pd cuneese non si capisce perché dovrebbe, ammesso che ne sia capace, parlare di politica visto che considerano il Circolo del partito alla stregua del cortile della loro casa dove l’unica bussola da seguire è il proprio, personalissimo, interesse.
Adesso la prospettiva del Pd della Granda, stoppata l’iniziativa di Pintus che lo fatto uscire dall’isolamento della sconfitta e cercato di riportarlo al centro del progetto di ricostruzione del centrosinistra, è diventata incerta, nebbiosa o forse inesistente. A meno che dopo aver collezionato débâcle politiche da record internazionale il terzetto del Pd cuneese non riesca in quello che sarà sicuramente il loro capolavoro: diventare il partito delle briciole. Perché devono essere considerate briciole le voglie di qualche poltroncina in Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. E non possono che essere definite briciole le voglie di assessorati che forse non verranno mai. E briciola di prospettiva deve essere considerata la voglia segreta di chi spera di riuscire a competere con Federico Borgna quando i cuneesi dovranno rinnovare il Comune.
Ma sbaglia chi crede che il disastro sia un fatto isolato provocata da una localissima dabbenaggine. All’interno del gruppo dirigente del Pd piemontese i fatti cuneesi finiranno inevitabilmente per rinforzare coloro che guardano con sufficienza alla formula partito preferendo puntare alla federazione di forze locali, liste civiche e singoli amministratori, per consolidare i successi elettorali. Adesso tocca al segretario regionale Davide Gariglio trovare la cura capace di curare il male cuneese.