POLITICA & GIUSTIZIA

Firme false, dietrofront della Lega

In zona Cesarini anche la Borgarello presenta la querela di falso contro la lista di Torino del Pd. Decisivo l’intervento di Salvini: “Si deve andare fino in fondo”. E così la campagna elettorale delle Comunali punterà a smascherare i “falsari” - DOCUMENTO

“Non scherziamo, qui si va fino in fondo”. Quando Matteo Salvini ha saputo della rinuncia di Patrizia Borgarello a presentare la querela di falso per le firme della listo provinciale di Torino del Pd, pare non l’abbia presa per niente bene. Tant’è che da via Bellerio è partito un segnale chiaro: la querela si presenta. E così è stato. L’ultimo giorno utile per depositare l’atto, l’ex consigliera provinciale del Carroccio cui si deve l’aver sollevato la coperta su una storia che ancora tiene sotto scacco l’attuale amministrazione regionale, ha presentato la querela, al momento senza il patrocinio di un legale, che la stessa Borgarello (e alcuni leghisti torinesi) avevano ritenuto essere ormai superflua, puntando tutto sul ricorso al Consiglio di Stato. Una tesi, questa, mai presa in considerazione dal vertice federale del Carroccio, fermo sulla posizione di attaccare su ogni fronte e non fare sconti a nessuno. Per la Borgarello il ripensamento è motivato soprattutto dalla necessità di sgombrare il campo da illazioni e polemiche, scoppiate all'interno del centrodestra, dopo la clamorosa rinuncia della scorsa settimana.

 

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Certo il bersaglio grosso è e rimane Sergio Chiamparino con il suo listino che se venisse invalidato porterebbe dritti alle elezioni. E questa è la partita che si gioca a Palazzo Spada dove il prossimo 19 gennaio sarà discusso il ricorso formulato dall’avvocato romano Francesco Saverio Marini. L’altro fronte che pareva ormai chiuso con la decisione di non presentare la querela di falso, riguarda “solo” la lista torinese del Pd. L’azione giudiziaria, intrapresa con il deposito dell’istanza, è tesa ad accertare se fossero autentiche o meno le firme apposte in calce alla lista dei democratici torinesi e quindi, in caso di irregolarità accertate, far decadere gli eletti. Si tratta di otto consiglieri, tra i quali il gotha del partito: Mauro Laus, presidente di Palazzo Lascaris, Davide Gariglio, capogruppo e segretario, Gianna Pentenero, assessore (con Nino Boeti, Andrea Appiano, Raffaele Gallo, Elvio Rostagno e Daniele Valle).

 

La determinazione di Salvini e il conseguente dietrofront della Borgarello è dovuta anche ad altre ragioni. In via Bellerio nessuno ha inteso essere neppure sfiorato dall’idea di dover immaginare una campagna elettorale per le comunali sotto la Mole in cui qualcuno possa rinfacciare alla Lega di accusare il Pd di pastrocchi alle regionali, senza però averlo denunciato. O, comunque, avendo rinunciato ad usare ogni arma giudiziaria possibile per supportare questa accusa. Al di là del risultato possibile – la sola decadenza degli eletti nelle lista torinese del Pd – Salvini e i suoi considerano questa una battaglia in cui non si deve fare neppure mezzo passo indietro. Tanto più che proprio nei giorni scorsi ne hanno fatto un paio in avanti i grillini. Il M5s ha infatti presentato un suo atto di costituzione ad adiuvandum proprio nel procedimento contro l’elezione della lista torinese del Pd. Un gesto che è suonato come evidente sorpasso del Carroccio, che non hanno rinunciato a una punzecchiatura: “Probabilmente la Lega Nord, non è direttamente interessato dal ricalcolo dei seggi” e quindi non presenta la querela. “Non scherziamo, qui si va fino in fondo”. Parola di Salvini. Arrivata chiara a e forte a Torino.