EMERGENZA SANITARIA

Test e tamponi, la babele continua

Le linee guida emanate dalla Regione Piemonte non solo non mettono ordine al far west della diagnostica fai da te, ma anzi aumentano la confusione. I cittadini positivi al sierologico rischiano settimane di quarantena in attesa dell'esame faringeo

Costretti a rimanere in casa per giorni, settimane, anche se si è venuti a contatto con il coronavirus mesi prima e l’infezione, come la contagiosità, è alle spalle da tempo. È quello che potrà accadere a chi decide di sottoporsi autonomamente al test sierologico, dopo l’entrata in vigore del protocollo varato sabato scorso dalla Regione Piemonte.

“In assenza di linee guida nazionali andava comunque fatta chiarezza sulla gestione degli esiti dei test sierologici a cui sempre più cittadini stanno facendo ricorso, nonostante questi test non abbiano alcun valore diagnostico e siano utili prevalentemente a fini epidemiologici”, ha spiegato l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, presentando le direttive che, a ieri, molti se non forse tutti i laboratori autorizzati non avevano ancora ricevuto. Ma questo è solo uno degli aspetti che suscitano perplessità negli operatori privati. Neppure il più eclatante, anche se una comunicazione rapida avrebbe evitato di arrivare ad oggi senza sapere, ufficialmente, come comportarsi.

La questione principale sta nelle disposizioni decise dalla Regione per quanto riguarda i test che ogni privato cittadino può decidere, e in moltissimi lo hanno già fatto, di sottoporsi all’esame in grado di verificare la presenza di anticorpi che attestano la venuta in contatto con il virus anche in assenza di sintomi.

Premettendo che “è consentito, seppur sconsigliato, ad ogni cittadino di poter effettuare, a proprie spese, presso laboratorio autorizzato inserito nell’elenco della Regione, un test sierologico validato per la ricerca di anticorpi Covid-19”, il protocollo prevede e impone che “qualora si rilevi una positività alle IgG, l’individuo asintomatico sarà considerato sospetto di infezione Covid-19. Al fine di consentire le misure di prevenzione necessarie da parte della Sanità Pubblica, il laboratorio provvederà ad effettuare la segnalazione al medico di famiglia inserendo il referto sulla piattaforma Covid-19. Il medico disporrà l’isolamento fiduciario dell’assistito mediante l’inserimento della richiesta di tampone sulla piattaforma Covid-19”.

Questo cosa significa? Che se è vero che – come spiegato in diverse occasioni dai virologi – la positività alla IgG può coincidere con la presenza del virus e quindi con la contagiosità, è altrettanto vero che chi lo ha contratto anche settimane o mesi addietro in forma asintomatica o con lievi sintomi, per non dire di chi in forma evidente e grave, quella positività la conserva, nessuno sa ancora per quanto, come non è accertata l’immunizzazione. Pur a fronte di questo e senza prendere in considerazione gli altri anticorpi, le IgM (che sono presenti con l’infezione in atto), la Regione ha deciso di considerare tutti i positivi al test come potenziali infettivi, applicando le misure conseguenti. Isolamento fiduciario, ovvero stare in casa e senza contatti, in attesa del tampone. E qui salta fuori il problema dei problemi: i tamponi.

Indispensabile per accertare se la persona positivi alla IgG abbia ancora il virus e quindi sia contagioso (in tal caso trasformando l’isolamento fiduciario in quarantena), oppure no, il tampone dovrebbe essere fatto in tempi brevi, qualche giorno al massimo per evitare che l’isolamento, che si dovrebbe estendere anche ai contatti del “sospetto di infezione”, si prolunghi come invece tutto lascia supporre accadrà. Basta ricordare le storie che, ogni giorno, anche adesso ad emergenza è calata, raccontano di lunghe attese e, purtroppo, incredibilmente di tamponi che continuano ad andare perduti.

Come possibile immaginare una verifica in tempi brevi dopo il test sierologico se ci sono persone che, clinicamente guarite, aspettano settimane per i due temponi di verifica e quando finalmente vengono fatti, capita pure che si smarriscano, innescando un insopportabile gioco dell’oca?

Non solo. Le linee guida precisano che “l’Asl competente territorialmente procederà, tenendo conto delle priorità legate ai compiti di istituto previsti per i casi sospetti e per il contact tracing, nonché connessi alla gestione degli screening regionali e nazionali, all’effettuazione del tampone (in questo caso a carico del Sistema sanitario regionale)”. Le priorità, logicamente, non sono quelle dei cittadini che hanno deciso per i fatti propri di fare il test, ma altre, incominciando proprio da chi ha sintomi oppure deve vedere confermata la sua guarigione.

Tutto questo, oltre all’attesa di una comunicazione formale, sta suscitando perplessità nelle strutture private, così come è facilmente immaginabile la reazione dei cittadini di fronte all’ipotesi di un potenziale isolamento che nessuno può dire quanto possa durare. Tempi, invece, garantiti per i test disposti da aziende private o enti previo nulla osta dell’Asl: in questo caso chi risulterà positivo alla IgG potrà fare il tampone presso lo stesso laboratorio privato, riducendo mediamente l’attesa a un paio di giorni. Naturalmente in caso di positività al tampone ci sarà la segnalazione sulla piattaforma Covid 19 e tutte le misure di isolamento.

Il privato cittadino non può seguire questa procedura, il suo medico di base non può prescrivere il tampone da farsi presso la struttura privata, insomma non resta che aspettare. Quanto non si sa, certamente in isolamento. Lecito domandarsi e domandare perché non si consenta, anche a pagamento, ai cittadini positivi al test sierologico, il tampone nello stesso laboratorio, riducendo i tempi ed evitare di aumentare il numero di esami del servizio pubblico.

Va ricordato che la Regione, inizialmente aveva vietato i sierologici per i privati cittadini, per poi tornare piuttosto rapidamente sui suoi passi. Da oggi a inciampare su un isolamento dalla durata indefinita potranno essere proprio loro, le persone che decideranno di fare i test e – questo non è chiaro – forse pure chi li ha già fatti ed è risultato positivo agli anticorpi.