RENTRÉE

Sta come un puciu pronto per la Regione

Cerca (a fatica) di tenersi abbottonato, ma alla festa Dem Chiamparino non nega il suo imminente rientro in politica. Tra i presenti tanti cittadini e poco apparato, ma non mancano i suoi fedelissimi. A benedire le larghe intese il ciellino Leo

IL PUCIU Sergio Chiamparino

Sergio Chiamparino sta lì come un puciu nella paglia ad aspettare che i tempi siano maturi. Ad ammetterlo è lui stesso, durante la festa democratica di Torino dove l’ex sindaco ha partecipato a un dibattito sul futuro industriale dell’Italia, assieme allo storico Beppe Berta e all’ex leader Fiom Giorgio Airaudo, oggi deputato di Sel. A incalzarlo è uno degli oltre 300 militanti accorsi in piazza d’Armi (record per un dibattito delle 18): “Allora ti candidi in Regione?” gli chiede dopo il suo intervento, e lui senza sottrarsi si affida alla saggezza contadina: “Mio nonno diceva che con il tempo e la paglia maturano le nespole”, in piemontese il puciu, appunto. E’ il solito Chiamparino quello che si gode il bagno di folla della festa Pd: poco apparato, tanti cittadini. Ad ascoltarlo non sono mancati, tuttavia, i Chiampa boys, gli esponenti a lui più vicini durante il decennio a Palazzo Civico: dall’allora capogruppo Andrea Giorgis, oggi deputato del Pd, all’ex assessore al Bilancio Paolo Peveraro, dal senatore Stefano Esposito al segretario del Pd Alessandro Altamura, che nell’esecutivo di Sergio aveva le deleghe al Commercio. Tra loro c’è chi gli prospetta una candidatura alle Europee del prossimo anno, altri ancora un posto da capolista al Senato, qualora cadesse il Governo. Lui ascolta e tranquillizza tutti: “Vediamo, aspettiamo”, e resta nella paglia. Tra i presenti spicca in prima fila la sagoma del consigliere regionale del Pdl Giampiero Leo, un ciellino doc a benedire le larghe intese nel cui solco si sta profilando la nuova discesa in campo dell’ex primo cittadino più amato d’Italia.

 

Giunto con buon anticipo in piazza d’Armi l’attuale numero uno della Compagnia di San Paolo ha “gigioneggiato” tra gli stand della festa, stringendo mani e mettendosi in posa per le tante foto di rito che le massaie democratiche hanno preteso. Con Airaudo il rapporto è sempre “dialettico”. Parlando di Fiat evoca una “stretta di mano” in grado di aprire una nuova stagione di dialogo tra Fiom e Lingotto, e l’esponente vendoliano gli dà atto di aver sempre tentato di favorire un incontro tra le parti “in un Paese in cui la politica si è sempre schierata con il più forte, che evidentemente era la Fiat”. I due si beccano quando Airaudo torna con piglio critico sull’acquisizione della Bertone da parte di Sergio Marchionne, un’operazione al tempo sostenuta da Chiamparino, che fa notare: “L’alternativa allora era Rossignolo”, lo stesso che poi ha spillato soldi a Regione e Comunità Europea per produrre un’auto con il marchio De Tomaso di cui nessuno ha visto neanche un bullone, verso il quale i vertici dei metalmeccanici Cgil hanno sempre avuto un atteggiamento fin troppo indulgente. Scattano gli applausi, ancora una volta sono per Chiamparino .