“Canzoni femminicide”, fatwa al comico
11:37 Giovedì 25 Giugno 2015 5Il comitato "SeNonOraQuando?" censura l'esibizione del celebre cabarettista Carena allo spettacolo organizzato dal Comune di Torino per la festa patronale. "Vanificata l'opera di sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne" - ASCOLTA
Indignazione e ferma condanna. Finisce sotto le grinfie del femminismo engagé il comico torinese Marco Carena, scorticato in nome del politicamente corretto. Secondo il comitato subalpino “SeNonOraQuando?”, la sua esibizione di ieri sera, in piazza Vittorio, nel corso dello spettacolo che ha preceduto i fuochi pirotecnici di San Giovanni, avrebbe addirittura vanificato “tutta l’opera di sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne che la Città, le associazioni e gli operatori del settore stanno facendo da anni”. L’artista, infatti, seguendo il suo ormai tradizionale (e apprezzato) registro comico-demenziale, ha proposto canzoni “contenenti testi inaccettabili e gravissimi”. Le suffragette della sinistra glamour per motivare il loro sdegno riportano alcuni versi di Io ti amo, canzone cult vincitrice nel 1990 del Festival di Sanscemo: “Quando ti picchio il tuo sangue mi fa ancora impressione ma quando ti prendo a schiaffi è sempre una grande emozione”. E ancora: “Tu mi chiedi le cose per favore, Io ti rispondo Cazzo vuoi? Ma ti amo e non dire che non è vero Si ti amo quante storie per un occhio nero”, “riferito chiaramente ad azioni di un uomo verso la sua compagna”. Peccato che già nel titolo del brano – “Io ti amo (come una bestia)” – era più che evidente il tratto surreale, grottesco, psicotico del testo. Magari non fa ridere, de gustibus non disputandum, ma da qui a lanciare anatemi ce ne passa. Anzi, si sfiora il ridicolo che il patetico lo si è già raggiunto.
Andrebbe ricordato, alle vestali del polit. corr. non solo la carriera di Carena - uno dei più apprezzati esponenti di quel filone demenziale che ha in Freak Antoni il suo capostipite e negli Skiantos i primi straordinari interpreti - ma anche la cifra della comicità che, per dirla con le parole di un maestro, è “una cosa che, col tempo, abbiamo finito tutti col prendere troppo sul serio. E che invece è tutt’altro. È lo sfottò più basso e becero, è scherzare, scherzare sempre. È non essere gentili, ma mostruosamente onesti”. Il comico deve demolire le certezze dell’essere umano, deve rivoltarle come un guanto e, soprattutto, non avere nessuna pietà. Se poi qualcuno ride della sua comicità tanto di guadagnato: vuol dire che in giro c’è ancora senso dell’umorismo e dell’autoironia. Sì, perché anche questo è quasi scomparso. Il sapersi prendere in giro.
Niente da fare. Non c’è nulla di peggio del prendere sul serio la comicità. E pensare che, ne siamo certi, molte di loro hanno pure sfilato con il cartello “Je suis Charlie” al collo, a partire da Laura Onofri, consigliera comunale Pd e animatrice del comitato. “Auspichiamo che la Città, il Sindaco e l’Assessore chiedano scusa per questo inqualificabile episodio e vigilino affinché in un momento così drammatico per l’Italia, paese in cui, è bene ricordarlo, si uccide una donna ogni due giorni per il solo fatto che è donna, mai più la nostra città, da sempre in prima fila per il contrasto alla violenza di genere, debba promuovere tali spettacoli”. E la fatwa colpisce l’incolpevole Stefano Gallo che per non essere prontamente intervenuto sul palco, se non a staccare la corrente almeno a togliere la chitarra a Carena. Una di loro, la quasi omonima Noemi Gallo, consigliera dell’Atc (e, ci pare di ricordare, protagonista di una querelle politica a Moncalieri, con risvolti molto personali), ne chiede addirittura le dimissioni.