OPERE & OMISSIONI

“Ue finanzi il Terzo Valico” Piemonte a rimorchio di Toti

Il presidente Chiamparino costretto a sostenere l'iniziativa del collega ligure nel chiedere un intervento al governo che ripristini i finanziamenti europei per l'opera. Con una nota il numero uno di piazza Castello chiama in causa direttamente Delrio

Sul mancato finanziamento europeo del Terzo Valico Sergio Chiamparino si accoda al suo collega ligure Giovanni Toti, che sulla vicenda è partito diretto come un treno – con una lettera a Matteo Renzi – facendo salire il Chiampa solo alla stazione successiva. Il primo a battere un colpo verso Palazzo Chigi, chiedendo un intervento dell’Italia sull’Unione Europea è, in effetti, il neogovernatore della Liguria. “In occasione della riunione del Comitato di programma organizzata dalla Commissione Europea con i rappresentanti degli Stati Membri il 10 luglio prossimo a Bruxelles, il delegato italiano proponga formalmente una correzione delle determinazioni della Commissione così che prevalga una scelta ispirata ai principi di coesione – scrive Toti - e così la realizzazione del Terzo Valico, come strumento di integrazione del sistema del Nord-Ovest con i suoi mercati oltre le Alpi, possa procedere in sintonia con i tempi che, purtroppo, la Svizzera sa garantire molto meglio di noi per attuare Loetschberg e Gottardo”.

 

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Un rimedio, quello chiesto da Toti che trova concorde il primo inquilino di piazza Castello, il quale in una nota ammette che “la lettera del presidente Toti pone un problema vero sul quale si gioca, almeno in parte, la capacità di spostare l’asse dello sviluppo sul versante mediterraneo dell’Europa, con tutte le implicazioni che questo ha in termini di crescita economica e di creazione di nuovi posti di lavoro”. Per il presidente del Piemonte, quello del Terzo Valico e delle sue ricadute economiche “è un obiettivo che la Regione sostiene da tempo con i diversi governi che si sono succeduti”. Condividendo quanto scritto dal collega ligure, poi invoca un intervento di Delrio perché si faccia “promotore di un incontro preliminare con le tre regioni maggiormente interessate dall’opera, Piemonte, Liguria e Lombardia”.

 

Asse solido, dunque, tra Liguria e Piemonte nel chiedere all’UE di rivedere la decisione di non inserire la grande opera ferroviaria tra quelle da finanziare. Un fronte che, tuttavia, ha avuto nella Liguria il suo avamposto. Quando, nei giorni scorsi, era stata comunicata la decisione di finanziare la Tav, ma non il Terzo Valico da Piazza Castello non era arrivato alcun segnale, non si dice di protesta ma neppure di un flebile rammarico. La tesi europea secondo cui si erano privilegiate le opere di collegamento transfrontaliero – tra le quali non ricade il Terzo Valico – pareva essere stata recepita o anche subita, ma senza alcuna levata di scudi. Ben diverso l’atteggiamento sotto la Lanterna. “La realizzazione del Terzo Valico dei Giovi costituisce, avuto riguardo a indiscutibili dati di traffico, l’unico concreto strumento di alimentazione dell’Europa meridionale da sud attraverso il sistema portuale italiano. – si legge nella lettera inviata dal preisidente Ligure al governo - . Tanto che, Voi ne siete di certo informati, con una decisione di segno del tutto opposto, proprio negli scorsi giorni, la Svizzera, in nome di esigenze di crescita e di competitività, ha deciso il raddoppio (dopo soli sette anni dalla inaugurazione!) di alcune tratte di alimentazione del Loetschberg oltre al completamento del Gottardo, opere con le quali il terzo valico si pone in immediata contiguità”.  Per Toti “senza una accelerazione del Terzo valico si produrrà – e purtroppo già si produce – il rischio che il corridoio Alpi Reno funzioni solo verso sud, e cioè per alimentare la pianura padana dai porti del Nord Europa, e non nella sua tratta meridionale per collegare, viceversa, il sistema portuale ligure e del Mezzogiorno e il Nord ovest del paese ai loro mercati della pianura padana e della Baviera”.