“Chi vuole la Gancia è contro di me” Salvini ai ferri corti con Calderoli
19:15 Lunedì 12 Ottobre 2015 15La candidatura della consigliera regionale, coniugata con il vicepresidente del Senato, alla segreteria piemontese della Lega scatena la guerra ai vertici di via Bellerio. "La linea è una e unitaria: non si usino i congressi per attaccarmi"
“La Lega è una, la linea è una e l'obiettivo è uno: prendere un voto più di Renzi. Saremo compatti, anzi compattissimi”. Per tradurre in immagine quanto ha appena detto alla fine del consiglio federale, Matteo Salvini si fa fotografare insieme a Roberto Maroni e Luca Zaia. Niente selfie con Roberto Calderoli. Un caso? Forse, ma se anche così fosse l’altra immagine – quella che ormai circola nei commenti di via Bellerio, così come di Palazzo Madama – non cambia: tra i due la tensione ormai si taglia col coltello. E così quando Salvini dice “ascolto, e poi da segretario decido”, certo si riferisce alle future alleanze per le amministrative, ma è una premessa che vale anche per le questioni più interne alla Lega, come i prossimi congressi nazionali (ovvero regionali nel linguaggio leghista), tra cui quello del Piemonte.
Per chi non lo avesse capito o gli facesse comodo far finta di avere inteso male, il segretario ha esplicitato il concetto proprio nel corso del federale: “Auspico – ha ripetuto e rimarcato – dei congressi unitari” aggiungendo un altro avvertimento che in sostanza suona così: “Se qualcuno vuole criticare la mia linea, la mia impostazione lo faccia qui, ora. Ma non usi i congressi per attaccare il segretario”. Nessuno lo ha criticato oggi pomeriggio in via Bellerio. Ma lui sa che c’è chi sta lavorando per farlo attraverso le assise interne, appuntamenti per rinnovare gli organismi dirigenti locali e per questo ha esplicitato quell’avvertimento che non solo in Piemonte, ma soprattutto in Piemonte non cade certamente nel vuoto.
Un Salvini irritato per un accordo saltato o comunque non rispettato: quello che, stretto con il vicepresidente del Senato, prevedeva che la moglie di questi, Gianna Gancia, non si fosse messa di mezzo nella partita per la segreteria provocando una situazione per cui il candidato indicato, di fatto, dal leader nazionale nel suo vice Riccardo Molinari si vedesse osteggiato e combattuto non già e non solo dall’uscente recalcitrante Roberto Cota, ma proprio da lei, lady Calderoli. Alla storia del marito che non sa cosa fa la moglie e se lo sa non riesce a intervenire, ormai non ci crede quasi più nessuno. Figurarsi Salvini. Che, anzi, pare – e quanto ha detto oggi sembrano confermarlo – abbia ormai preso la discesa in campo per la segreteria piemontese dell’ex presidente della Provincia di Cuneo, come una sfida, un attacco diretto a lui, utilizzando Molinari come schermo.
Insomma, la guerra dichiarata da parte della Gancia contro il numero due altro non sarebbe che un primo attacco della guerra contro il numero uno. Di più: tra l’establishment del Carroccio ormai la lettura prevalente è quella che elide i comprimari e riconduce tutto al conflitto, pur non aperto ma evidente, tra l’uomo delle felpe e quello delle magliette. Combattuto anche e soprattutto sul terreno mediatico, come fanno notare coloro ai quali non è sfuggito il link tra articoli su alcuni quotidiani di fonte parlamentare che attribuiscono a lady Calderoli una superiorità numerica in termine di voti congressuali, smentita dal fronte salviniano: non basta contare su uomini di potere per avere i voti che poi spettano ai militanti, è il ragionamento che smonta la sicumera della capogruppo leghista in Regione Piemonte, sorda anche ai richiami dello stesso leader a stare tranquilla e farsi bastare “il non poco che hai già avuto dalla Lega”.
Un duello che ormai vede sempre più defilato l’ex governatore decaduto - prima schierato contro Molinari e ora insidiato dalla Gancia - in imbarazzo su come muoversi e, pare, quasi convinto a farsi da parte per non creare ulteriori problemi e pregiudicare un suo futuro, magari addirittura parlamentare. Ma anche un duello che rende sempre più insofferente Matteo Salvini. Secondo un’interpretazione che circola nell’entourage del segretario, questi non sarebbe molto lontano dall’affrontare con ancora più decisione la questione. Non lasciando più a Calderoli il ruolo di marito inconsapevole e disarmato davanti alle mire della moglie. Quella che oggi è una bomba innescata in Piemonte, potrebbe esplodere a Roma.


