San Paolo-Iren, Profumo di conflitto
07:50 Mercoledì 28 Ottobre 2015 3Per accettare la presidenza della Compagnia l'ex ministro montiano chiede di mantenere la poltrona di numero uno della multiutility. Fassino d'accordo, ma dagli intrecci societari tra fondazione e Intesa si profilerebbe un caso lampante di incompatibilità
I tempi per l’avvio della procedura per il cambio al vertice della Compagnia di San Paolo si fanno sempre più stretti – la scadenza è attorno alla fine di aprile e l’iter con le comunicazioni ufficiali deve avviarsi almeno 90 giorni prima – e il detentore della golden share Piero Fassino avrebbe trovato la via d’uscita utile a superare gli ostacoli frapposti alla nomina dell’uomo che per il sindaco di Torino ha sempre rappresentato la prima scelta per la presidenza della fondazione di corso Vittorio: Francesco Profumo. L’ex ministro dell’Istruzione del governo Monti ha finora fatto resistenza non certo per disinteresse, ma più concretamente per l’opzione che gli si sarebbe parata davanti: abbandonare la presidenza di Iren, assai più remunerativa e non certo di minor peso strategico e di potere nel mondo della finanza e dell’impresa. Un fossato che, apparendo non oltrepassabile, aveva indotto Fassino a volgere altrove lo sguardo, senza peraltro grande successo. Per un po’ aveva accarezzato l’idea di indicare alla guida della fondazione di corso Vittorio Evelina Christillin, poi dopo aver registrato qualche arricciamento di naso tra gli stakeholder e incassata l’incoronazione, per volontà renziana, della signora degli A(g)nelli a capo dell’Enit, scartati i suggerimenti giunti da alcuni ambasciatori di Sergio Chiamparino è tornato alla casella numero uno del giro dell’oca.
Scartabellati leggi, regolamenti e statuti alla fine sarebbe giunto alla conclusione che non vi sarebbe traccia di incompatibilità tra le due presidenze: Profumo può assumere quella della Compagnia, mantenendo quella di Iren. E, di fronte allo scioglimento di questo nodo, il manager sarebbe pronto a sciogliere la sua riserva, godendo del viatico di non pochi ambienti economico-finanziari torinesi (incominciando dal grande vecchio, ancora molto ascoltato e influente, Enrico Salza che pur senza far salti di gioia avrebbe dato il suo assenso mollamdo Valentino Castellani) e non solo. La quadratura del cerchio, insomma. Forse. E già, perché l’ardita operazione geometrica fatta con documenti alla mano potrebbe andare a scatafascio per via di altre pagine che qualcuno al momento opportuno potrebbe mettere sul tavolo facendolo saltare.
Nessun dossier segreto, ma semplici dati visibili a tutti e non certo sconosciuti ai diretti interessati all’operazione. La Compagnia di San Paolo detiene, insieme a Banca Intesa Sanpaolo l’intero capitale sociale (100 milioni di euro suddivisi in 100milioni di azioni ordinarie, il 45% circa delle quali in pancia alla Compagnia) di Equiter, veicolo societario dedicato agli investimenti di capitale di rischio in quattro settori strategici: infrastrutture, utilities, ambiente e fondi. E proprio nel settore delle utilities Equiter possiede circa il 2,45% del pacchetto azionario di Iren. Profumo se diventasse presidente della Compagnia rimanendo a capo pure di Iren finirebbe con l’essere azionista (tramite la cassaforte torinese) del colosso delle utilities di cui resterebbe presidente. Più che un cerchio quadrato, parrebbe un triangolo.